domenica 18 novembre 2012

La vacuità della digitalizzazione

Dopo mesi di silenzio ritrovo finalmente un po' di tempo e testa per scrivere qualcosa (credo e spero) di interessante su questo blog. L'oggetto del post riguarda un tema a me scientificamente molto caro. Qualche settimana fa parlavo con un amico e si discuteva su quella che oggi, dopo qualche riflessione, potrei definire come "la vacuità del digitale". Ero con un gruppo di amici a Parigi per un sereno week-end di piacere e, in quei giorni, ognuno di noi ha dimostrato di essere un ottimo "giapponese mancato". Infatti, siamo stati divorati e assaliti da una nipponica (quanto immancabile) smania di fotografare qualsiasi cosa o essere vivente che si trovasse nei vari arrondissement da noi visitati: venditori ambulanti di crepes, brasserie, negozi di culto sui Campi Elisi, parchi e quant'altro. Immancabile, "obviously", la Torre Eiffel. Le nostre macchine fotografiche digitali, smartphones, Ipad ci hanno consentito di scattare una marea di foto ciascuna legata a qualche momento o ricordo, a prescindere se fosse futile o significativo, della nostra permanenza in Francia.
E se invece fossimo stati non nel 2012 ma nel 1982 e avessimo avuto a disposizione solo qualche Polaroid o macchina fotografica analogica con un numero limitato di scatti disponibili? L'avere con la tecnologia digitale una quantità pressoché illimitata di "scatti" a costo ormai nullo rende più vacuo il singolo momento in cui essa stessa viene scattata. Frase tipica di questo paradigma potrebbe essere "vabbè, facciamone 3 o 4, tanto poi quelle che vengono male le cancelliamo...".
L'analogico, invece, proprio per la sua limitatezza di mezzi ti costringe a selezionare aprioristicamente e severamente i soggetti delle foto, a essere concentrato quando ti stanno per fotografare. In altre parole, l'analogico ti costringere spesso (non sempre ovviamente) a vivere con più intensità il momento di cui sei "attore protagonista" mentre il digitale tende a renderti, molto più vacuamente, un semplice osservatore di quell'attimo.
La tecnologia digitale garantisce un'efficienza tecnica spaventosa ma depaupera e banalizza in parte il significato, i contenuti e il lato emozionale del soggetto che la utilizza. Proprio perché non ti obbliga, come avrebbe detto più di 30 anni fa un superlativo Robert De Niro, a "un colpo solo"...



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